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LA CITTADELLA DI ALESSANDRIA

La Cittadella di Alessandria costituisce uno dei più grandiosi monumenti europei nell’àmbito della fortificazione permanente del XVIII secolo, uno dei pochi ancora esistenti in Europa. È l’unica fortezza europea ancora oggi inserita nel suo contesto ambientale originario: non esiste uno schermo di case che chiude la visuale dei bastioni, o una strada ad alta percorrenza a circondare i fossati. Dal 2006 la cittadella (già monumento nazionale) è stata inserita nella "Tentative List" per la candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO. È un perfetto esempio di fortificazione alla moderna, si compone di sei fronti bastionati forniti di cavalieri, collegati da spesse cortine rettilinee e percorsi da gallerie e casematte. Tra le meglio conservate d'Italia, sorge sulla sponda sinistra del fiume Tanaro, nel comune di Alessandria. Sui bastioni della cittadella venne innalzato il 10 marzo 1821, per la prima volta nella storia d'Italia, il vessillo tricolore da parte del congiurato colonnello Ansaldi.

FORTIFICAZIONI
Il grandioso sistema fortificato della Cittadella è giunto al XXI secolo pressoché intatto. È costituito da sei bastioni o baluardi, di cui quattro casamattati in epoca napoleonica e dotati di cavalieri con gallerie, quattro doppie mezzelune, due rivellini privi di ridotto arcuati in gola, nove controguardie e quattro tenaglie a difesa di altrettante cortine, il sistema del fossato con il muro di controscarpa, un cammino coperto come estrema linea di fuoco, lo spalto esterno.

BASTIONI
I bastioni sono sei, di forma pentagonale. Due originali e quattro modificati in epoca napoleonica.

ELENCO LAPIDI E MONUMENTI
Monumento commemorativo per la vittoria della Prima guerra mondiale - Piazza d'armi.
Sacrario in memoria ai caduti del 37º Reggimento di Fanteria - Sotterranei dell'ex ospedale militare (caserma Giletti)
Lapidi commemorative in memoria ai caduti del 37º Reggimento di Fanteria - Facciata dell'ex ospedale militare (caserma Giletti)
Lapide commemorativa in memoria ai caduti del bombardamento (5 settembre 1944) - Via Giordano Bruno, in fronte al bastione san Michele
Lapide commemorativa in memoria ai partigiani fucilati in cittadella (20 febbraio 1945) - Bastione santa Barbara.

CURIOSITA'
- La sottoscrizione per i cento cannoni di Alessandria fu così tanto sentita che alla fine i cannoni fusi furono centoventotto. I nomi iscritti sulla lapide bronzea solo centoventitré perché alcune città ne donarono più d'uno. Si scelse di incidere in ordine alfabetico l'elenco dei nomi dei donatori, ecco il motivo per cui Vittorio Emanuele II risulta il penultimo della lista.

- Il cannone posizionato nell'angolo nord del Palatium Vetus, nella centrale piazza della Libertà di Alessandria, è l'unico superstite dei centoventotto cannoni fusi per la sottoscrizione. Fu donato, a proprie spese, dall'alessandrino Carlo Perla, emigrato in Svizzera. Il cannone venne murato, unitamente alla posa della lapide bronzea, nel Palatium Vetus nel 1886, a ricordo della sottoscrizione.

- Tra le varie uniformi esposte nei locali dell'Esposizione permanente di uniformi, armi e cimeli del Regio Esercito è presente quella da combattimento, in panno, indossata da S.M. il Re Umberto II con il grado da Luogotenente Generale del Regno. È inoltre conservato l'abito indossato da Umberto II il giorno della partenza per l'esilio in Portogallo.

- Nella Cittadella di Alessandria è stata girata anche una fiction, Violetta.

- Gli edifici e le strutture murarie di contenimento, soprattutto le coperture, sono aggredite dall'Ailanto, un'infestante molto aggressiva che crea non pochi problemi al buono stato di conservazione degli edifici.
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CENNI STORICI
L'area della città Alessandria è stata da sempre destinata ad essere una terra di confine con una vocazione strategico-militare. Dal XIV secolo si è unita ai Visconti di Milano contro il Monferrato e Asti, con gli Sforza poi nel XV secolo, e conseguentemente sotto il dominio spagnolo dopo fino a tutto il XVII secolo. Al termine della Guerra di successione spagnola con il Trattato di Utrecht del 1713, al Duca di Savoia Vittorio Amedeo II furono cedute le province di Alessandria e di Valenza e le terre tra il Po e il Tanaro, come ricompensa per essersi schierato al fianco dell’Impero asburgico. La città di Alessandria già dal 1707 era stata ufficialmente annessa ai territori dei Savoia. Al fine di soddisfare le esigenze di difesa del nuovo stato sabaudo, è stato deciso di costruire un'imponente fortezza destinata a funzionare da sbarramento dei transiti militari che percorrevano la "Strada di Fiandra", l’antica via militare spagnola che collegava i porti di Genova, Savona e Finale Ligure con i Paesi Bassi. La Cittadella rientrava in un più vasto piano difensivo che comprendeva il Forte di Bard (per il controllo del Piccolo e Gran San Bernardo), il Forte della Brunetta[8] a Susa, il Forte di Fenestrelle in val Chisone. Già esistenti c'erano le fortezze di Cuneo,di Saorgio e il Forte di Ceva nella valle del Tanaro. La Cittadella sarebbe così divenuta l’elemento centrale della capillare rete difensiva savoiarda. Innalzata su progetto di Ignazio Bertola è a pianta stellare. L'architetto Bertola mise a frutto l'esperienza vissuta per l'assedio di Torino del 1706, durante il quale si rese conto dei difetti e delle lacune dell'impianto difensivo torinese ormai obsoleto rispetto alla tecnologia militare a lui contemporanea. La sua costruzione, voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia ed edificata da Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, ebbe inizio a partire dal 1732. L'appalto per la costruzione della cittadella è del 24 maggio 1732; in questo documento sono elencate le norme da tenere nell'esecuzione dei lavori, vidimate dal Bertola. Lo stesso anno venne eletto come sovrintendente alla fabbrica il maggiore Francesco Ludovico Villencourt, in servizio dal 1729 al 1739 presso le piazzeforti di Alessandria, Casale e Valenza. Il marchese Roero di Cortanze, governatore della città, inaugurò il cantiere il 17 settembre 1732. La cittadella fu interamente costruita a scapito dell'antico quartiere di Borgoglio (o Bergoglio) provocando una decisa rivoluzione urbanistica: questo perché il quartiere sarebbe stato troppo esposto ad attacchi divenendo un potenziale pericolo in caso di attacco nemico. Non va dimenticato che il progetto per la costruzione della cittadella prevedeva come necessità anche una grande area esterna, la cosiddetta "spianata" o spalto. Il terreno paludoso di Borgoglio dovette essere rafforzato attraverso speciali sistemi di consolidamento del terreno, in particolare per le opere di fondazione delle murature di bastioni e cortine, e degli edifici interni. Questi sistemi, i pilotaggi, consistevano in una fila di pali lignei armati da punte di ferro, conficcati nel terreno, uniti tra loro da catene di ferro. L’intenzione di realizzare la nuova Cittadella e i primi lavori di costruzione furono tenuti nascosti al governo austriaco, l’antico alleato: gli accordi con la Corte di Vienna vietavano infatti che si rafforzassero le fortificazioni di Alessandria, cosicché si giustificò l’inizio dei lavori con la necessità di proteggere il quartiere di Borgoglio dalle piene del Tanaro. I due sopralluoghi ordinati dall’Imperatore d’Austria Carlo VI non riuscirono a svelare la vera natura delle opere intraprese, anche grazie al fatto che si rinviò il più possibile la demolizione degli edifici del Borgoglio, usati come schermo: furono abbattuti quando i sei bastioni pentagonali della fortezza svelarono definitivamente le reali intenzioni dei piemontesi. I lavori durarono all’incirca quattordici anni: nel 1745 la fortezza era completa nelle sue componenti principali della complessa struttura difensiva. La cittadella venne dotata di armi e viveri necessari ai reparti per aver ogni cosa in pronto e servirsene all'occasione di assedio atteso l'incamminamento dei Galli-spani verso quella piazza. All’interno dell’esagono fortificato gli edifici civili di Bergoglio furono gradualmente demoliti per far posto ai nuovi quartieri militari: nel 1728 Vittorio Amedeo II aveva ordinato la sua demolizione e i lavori durarono quattro anni. Gli abitanti furono costretti a trasferirsi nel contado e sulla riva opposta del fiume mentre i nobili di Bergoglio ricostruirono le proprie residenze all'interno delle mura cittadine. Agli abitanti e ai nobili si sostituì una guarnigione militare sempre più numerosa. Nasce così un'immensa fortezza che si estende su 74 ettari il cui lato più lungo è parallelo alla asse del fiume. La Cittadella si trova a nord-ovest della città di Alessandria sulla sponda sinistra del fiume Tanaro. È la zona più bassa del Piemonte a circa 90 metri sul livello del mare. La Cittadella era collegata alla città tramite un ponte in pietra coperto da un tetto in coppi. La fortezza è circondata da un ampio fossato, in collegamento con il Tanaro attraverso un sistema di paratie e di chiuse che ne potessero deviare il corso fluviale per essere appunto inondato[senza fonte], e protetta da tenaglioni, rivellini, controguardie e ridotte. Vi si accede da un lungo ponte di pietra che conduce a ad una grande area circondata da edifici a più piani disposti secondo l'asse dell'antico quartiere di Bergoglio, tutti coperti da resistenti terrapieni costruiti tra il 1749 e il 1831. La Cittadella venne provata col fuoco la prima volta tra il 1745 e il 1746 quando resistette per sette mesi, durante la Guerra di successione austriaca, all'esercito gallispano (franco-spagnolo). La fortezza era ancora incompleta e non bene armata. Al termine della prima campagna d’Italia la Cittadella è in mano ai francesi: nel luglio del 1799 fu assediata dall'esercito austro russo di Aleksandr Vasil'evic Suvorov. Dopo tre giorni di bombardamento vennero inflitti gravi danni alle strutture fortificate e i francesi costretti alla resa. Napoleone Bonaparte, dopo i trionfi della battaglia di Marengo (14 giugno 1800) e l’ascesa al trono imperiale di Francia (2 dicembre 1804), decise di ampliare e restaurare la fortezza e di circondare la città con nuove difese e otto nuove fortificazioni allo scopo di realizzare una grande base logistica destinata a supportare le operazioni dell' esercito francese schierato nel Nord Italia, lo sviluppo urbano era previsto nell'abitato di Marengo. Durante l'occupazione francese la posizione e l'efficacia delle moderne fortificazioni ha fatto della Cittadella una delle fortezze più spettacolari dell'impero e il più ricco arsenale di tutta Europa. La costruzione e lo stato di conservazione degli edifici napoleonici sono unici. Napoleone voleva fare della Cittadella la “porta orientale” della Francia. Nel 1814 le armate austriache demolirono il campo trincerato francese risparmiando la Cittadella che fu consegnata al restaurato Regno di Sardegna. Dopo la Restaurazione il ripristino delle antiche mura dei Savoia ha dato ancora una volta un ruolo fondamentale alla Cittadella. Inizialmente utilizzata come una testa di ponte del nuovo campo trincerato, Alessandria divenne alla metà del XIX secolo importante baluardo contro l’impero austriaco. Con l'ammutinamento della Cittadella il 10 marzo 1821 parte l'insurrezione piemontese. Viene issata la bandiera tricolore per la prima volta nella storia del risorgimento. L'insurrezione dilaga ben presto in tutto il Piemonte ma si chiude alla fine di aprile con la repressione austriaca. Così inizia la seconda occupazione austriaca della fortezza che durerà fino al 1823. Gli affiliati alessandrini alla Giovine Italia di Mazzini vengono imprigionati nelle carceri della Cittadella. Oltre ad Andrea Vochieri, patriota alessandrino, ci sono cinque militari. Al termine di un processo sommario, il 20 giugno 1833 vengono tutti condannati alla pena capitale mediante fucilazione. Nel 1849 popo la sconfitta di Carlo Alberto di Savoia a Novara, segnando la fine della Prima guerra di indipendenza italiana gli austriaci ritornano nuovamente in Cittadella. Dopo soli tre mesi saranno già fuori. Nonostante la brevità per gli italiani il significato simbolico e politico di questa occupazione è molto grande e li convince ad unire le sorti d’Italia con quelle di casa Savoia. Tra il 1854 ed il 1855, in previsione della Seconda guerra di indipendenza italiana (1859), furono erette sui resti delle opere napoleoniche una nuova cinta urbana e un campo trincerato composto da tre forti staccati: Forte Ferrovia, Forte Bormida ed Forte Acqui. Nella primavera del 1855 si radunano in Cittadella i 15.000 uomini del corpo di spedizione sardo-piemontese in Crimea: la partecipazione alla guerra consentirà a Cavour di denunciare al Congresso di Parigi la gravità della situazione italiana sotto il predominio politico, militare ed economico dell’Impero asburgico. Tra il 1857 e il 1858 con la previsione di una guerra all’Austria sempre più certa, Norberto Rosa, avvocato e scrittore, dalle pagine della Gazzetta del Popolo promuove una sottoscrizione nazionale per dotare la Cittadella di 100 cannoni (uno per ognuna delle 100 città d’Italia): in poco più d’un anno le 151.914,21 lire necessarie sono raccolte. Il 14 maggio 1859 cento cannoni nuovi accolgono Napoleone III di Francia in Cittadella, principale base di raduno, maggiore caposaldo in Piemonte e dove ha sede il comando francese, mentre Vittorio Emanuele II e l’armata sarda sono acquartierati fuori città. Il 30 maggio gli alleati muovono contro l’Austria iniziando la guerra che porterà in poco meno di due anni all’unificazione della penisola. Il ministro della Guerra piemontese Alfonso La Marmora fece porre una lapide in bronzo, lo stesso utilizzato per fondere i cannoni, ad imperitura memoria sulla facciata del Palatium Vetus, nella centrale piazza della Libertà di Alessandria. Dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, si susseguirono, a partire dal 1862, numerosi piani di difesa per la città di Alessandria: in un piano del 1871 si prendeva in esame la trasformazione completa delle opere di difesa di Alessandria, considerata come il centro difensivo della frontiera occidentale. Cambiano i fronti strategici e militari e nel 1889 la Cittadella da “fortezza di primo rango” passa a sede di comandi, caserma e deposito logistico poi. In ogni caso la fortezza rimane un sito fondamentale dell’organizzazione territoriale dell’Esercito Italiano. Nel 1901 il Genio militare decretò la dismissione della cinta magistrale e nel 1904 la radiazione, dal novero delle fortificazioni dello stato, del Forte di Acqui, dell’Opera di Valenza, di quella sull’isolotto fluviale del Tanaro e tutte le opere di difesa esterne della Cittadella. In Cittadella sono stati di stanza diversi reggimenti. Si ricorda, in particolare, il 37° Fanteria che, insieme col 38°, forma la Brigata Ravenna che combatté valorosamente sul fronte russo. Il 17 maggio 1943, con Regio decreto-legge n. 566, il Palazzo del Governatore (caserma Beleno) viene dichiarato monumento nazionale. Dopo l'8 settembre 1943 fu occupata dai tedeschi, poi ripresa dai partigiani nel 1945. Nei giorni dell’Armistizio erano acquartierati i reparti del 371º Reggimento Fanteria, del II Reggimento Artiglieria Divisionale, del II Autocentro, una Compagnia Sussistenza ed una Sanità. Il mattino del 9 settembre 1943 i tedeschi entrarono in città e presidiarono i punti strategici. Terminata un'ora di tregua, risultato di trattative precedenti, i tedeschi bombardarono l'artiglieria italiana presente in cittadella. La resa fu immediata ed i tedeschi disarmarono tutti gli uomini che vennero caricati sui camion per essere condotti alla stazione ferroviaria per la deportazione in Germania. Il 5 settembre 1944 Alessandria e la cittadella sono state pesantemente bombardate Sull'area della cittadella i danni non furono molti, come si nota dalla foto aerea militare alleata, ma causò la distruzione di un rifugio antiaereo costruito tra le mura esterne della cittadella e la via Giordano Bruno che costeggia la fortezza. La distruzione del rifugio provocò la morte di 39 civili: uomini, donne, anziani e bambini. Sulla strada, anche in questo caso, oggi è presente una lapide commemorativa. Il 20 febbraio 1945, davanti ad uno dei bastioni, Luciano Scassi "Stefano", Amedeo Buscaglia, Ettore Gino “Kappa 13”, tutti di GL e Pietro Scaramuzza della Brigata Matteotti - Val Tanaro, vennero fucilati da un plotone di esecuzione tedesco. Oggi una lapide commemorativa ricorda l'evento nel piazzale del bastione di Santa Barbara. Dopo la liberazione la cittadella è stata anche sede della Força Expedicionária Brasileira. Dal 1953 al 1962 la Cittadella è stata sede del 52º Reggimento artiglieria terrestre "Torino" e successivamente del Corpo di commissariato con funzioni logistiche e di magazzino. Nel 1994, durante l'alluvione del Tanaro, la cittadella è stata completamente invasa dall'acqua del fiume sia nei fossati che nel corpo di piazza e in ogni stabile subendo gravi danni. Ancora oggi alcune aree, soprattutto i sotterranei degli stabili fortificati, sono riempiti del fango dell'alluvione. Nel 2007 avviene ufficialmente la dismissione della Cittadella da parte del Ministero della Difesa passando di proprietà all'Agenzia del demanio. Il 18 giugno 2010 è stato inaugurata l'"esposizione permanente di uniformi, armi e cimeli del Regio Esercito in Italia dal 1848 al 1946". La mostra, promossa e finanziata dalla Fondazione cassa di risparmio di Alessandria, è collocata presso i locali al piano terra del Palazzo del Governo (caserma Beleno). La sezione “E. Franchini” di Alessandria dell'Associazione nazionale bersaglieri attraverso la sua opera di volontariato, cura l'esposizione e ne gestisce le visite. La collezione proviene da un fondo privato del Cav. Anselmo Aliberti di Saluzzo ed è composta da 1500 pezzi, tutti originali tra il 1848 e il 1946. Nel mese di febbraio 2013 viene comunicato dal "FAI - Fondo Ambiente Italiano" che la Cittadella di Alessandria ha ottenuto la prima posizione nella classifica dei Luoghi del Cuore 2012 per Il 6º censimento dei luoghi italiani più amati al mondo. Il 10 marzo 2014 l'Agenzia del Demanio, che per conto dello Stato cura e gestisce la Cittadella di Alessandria, ha bandito una gara per la "Concessione di Valorizzazione del bene immobile denominato Compendio Cittadella, sito nel Comune di Alessandria, via Pavia s.n.c., ex art. 3 bis del D.L. n. 351/2001, convertito, con modificazioni, dall’art. 1 della L.n. 410/2001”.

 

 

 
 

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